domenica 13 maggio 2007

Lucchetti

I lucchetti di Ponte Milvio?

Sono su internet!

Nasce un portale che consente a tutti gli innamorati di attaccare il proprio lucchetto virtuale. Senza il rischio che qualcuno ve lo stacchi!

a cura di Alessia Martalò

11 Maggio 2007

Tutto è cominciato con il libro di Federico Moccia, Ho voglia di te, vero cult per gli adolescenti ma soprattutto per le adolescenti di oggi, in cui veniva celebrato per la prima volta il rito del lucchetto dell’amore attaccato ad un lampione di Ponte Milvio, dopo averlo chiuso con la chiave e aver gettato quest’ultima nel Tevere.
Ma, come spesso accade, il cinema riesce ad imporre una moda molto più di un libro e infatti è stato proprio il film, con i protagonisti Riccardo Scamarcio e Laura Chiatti, a diffondere il rito del lucchetto: migliaia di adolescenti romani hanno cominciato a replicare la ormai famosissima scena, imitati a loro volta dai loro coetanei di Firenze (esattamente a Ponte Vecchio, dov’è prevista una multa di 50 euro per chi venga sorpreso ad agganciare lucchetti alla cancellata del monumento a Cellini) e da quelli di Milano (al Ponte della Sirenetta, presso Parco del Sempione).

All’inizio moda, poi fenomeno sociale, poi ancora pretesto per una querelle tra destra e sinistra, i lucchetti di Ponte Milvio non hanno certo avuto vita facile: sono stati rubati, ritrovati dai Carabinieri e infine rimessi al loro posto. Finché, il 14 aprile, hanno fatto cedere e quasi crollare, con il loro peso (erano ormai diventati moltissimi!), il lampione – al momento transennato - a cui erano stati appesi. Niente più lucchetti allora, almeno fino a quando non si troverà una soluzione? Non proprio.
Tempo fa si parlava di una nuova sistemazione per i lucchetti: un corrimano di ferro da installare lungo un tratto del ponte, in modo che i ragazzi potessero continuare a fare le loro promesse d’amore, questa volta in un posto più sicuro e controllato. Poi, però, come accade spesso, non se n’è parlato più.
Nel frattempo, un gruppo di creativi romani ha avuto una grande idea: creare un sito web che potesse consentire a tutti i ragazzi di appendere il proprio lucchetto virtuale. Così è nato il sito www.lucchettipontemilvio.com: grazie ad una sofisticata simulazione tridimensionale, è possibile effettuare una (quasi) realistica visita “virtuale” sull’antico ponte romano, così com’era prima del crollo del lampione – esattamente il terzo del Ponte, quello che guarda verso ponte di Corso Francia - ed è anche possibile attaccare un “lucchetto digitale” con la propria dichiarazione d’amore.

Flavio Di Pinto uno dei promotori di questa originale iniziativa ne parla così: “L’idea ci è venuta inizialmente alla notizia del furto dei lucchetti, che poi furono fortunatamente ritrovati”, spiega, “abbiamo dunque pensato di trasferire sul web questa tradizione, per consentire a chiunque nel mondo di lasciare la propria promessa d’amore. Dopo il crollo del lampione, ne siamo ancor più convinti”.
Il sito web offre diverse possibilità di visita virtuale: si può determinare l’ora esatta della visita (all’alba o al tramonto, di giorno o di notte), guardare da vicino i tanti “lucchetti digitali” che sono presenti sul lampione e ascoltare il lento scorrere del fiume e il rumore del traffico cittadino.
Tra gli scopi di questa iniziativa, c’è quello di ricordare com’era inizialmente il ponte dei lucchetti: “Chiediamo a tutti gli innamorati che hanno scattato una foto davanti al lampione di inviarcela”, spiega Adriano De Maio, un altro degli ideatori. “Inseriremo queste foto nel nostro portale, per lasciare una traccia indelebile di queste promesse d’amore”.

Presto, nel sito sarà possibile trovare anche un “registro ufficiale”, un guestbook contenente l’elenco aggiornato di tutti i luoghi in Italia e nel mondo dove è scoppiata la moda del lucchetto dell’amore. Qualche esempio nell’attesa? Intanto, la moda non è così recente come potrebbe sembrare a prima vista: è nata, infatti, nel secolo scorso addirittura in Cina, esattamente nel lago di Qiandaohu, a 250 km da Shangai. L’isola del Lucchetto ospita un’enorme quantità di lucchetti, sistemati lungo alcune ringhiere (si parla di 200mila lucchetti!). Negli anni ’80, poi, il rito è sbarcato in Europa, inizialmente in Ungheria dove i lucchetti hanno invaso il centro della piccola cittadina di Pecs.

E chiudiamo con il curioso commento di un utente di blog. Mario scrive: “Lavoro per un’azienda che produce lucchetti, da quando escono questi libri di Moccia il nostro fatturato è aumentato sensibilmente. Il Moccia non lo ho mai letto (come diceva Giorgio Manganelli ‘non l’ho letto e non mi piace’) però vorrei ringraziarlo”. Come dire, in questi casi, c’è sempre qualcuno che ci guadagna. Viene il sospetto che certe mode nascano proprio per questi motivi!

Lorenzo Marini "Processo alla publicità"

Grido dalla Biennale di Venezia

Lorenzo Marini

Giuseppe Giacomini

DESIGN ITALIA FONDAZIONE ARNALDO POMODORO

Video tratto dal Blog del soldato Colby Buzzell vincitore del premio “Blooker prize”

Mattia Favaro

nterviste del blog beppegrillo.it: Paul Connett